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Servi di Maria - Genova |
L’opera appartiene a Barnaba da Modena, che soggiornò a Genova dal 1361 al 1383, probabilmente insieme ad allievi “senesi”.
La tavola può essere paragonata ad un ex-voto (la protezione per la peste del 1372) e rappresenta la Madonna della Misericordia o del Soccorso e, per assegnare una data alla tavola, dobbiamo collocarla intorno al periodo 1377 - 1383.
Risulta originale poiché il tema degli “Angeli che dall’alto saettano frecce senza misericordia”, è in anticipo di circa un secolo sull’affresco eseguito nel 1464 per la chiesa di Sant’Agostino a San Geminiano, da Benozzo Gozzoli che molti critici considerano il “primo”.
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La credenza degli Angeli che dall'alto colpiscono senza lacuna pietà, secondo una comune mentalità medioevale, rappresenta lo strumento della divina giustizia irata; tale concetto lo ritroviamo anche nelle credenze popolari legate alla leggenda sulla peste di Roma del 590, descritte da Jacopo da Varazze, il quale racconta che si vedevano delle saette scendere dal cielo.
Il manto della Vergine (di esclusiva ispirazione mariana) serve da “riparo” in quanto le persone che non sono sotto la sua “protezione” muiono all’istante.
Tra i personaggi della tavola spiccano il Vescovo di Genova, che era frate domenicano, Andrea della Torre (milanese, in carica dal 1368 al 1377, 30 ottobre, giorno della sua morte), tre frati Servi di Maria, altri religiosi, alcuni mercanti o artigiani (riconoscibili dalla foggia dei vestiti: da notare che esistono quattro “figure” ben definite, si può ipotizzare che siano i priori della “Consorzia dei Forestieri”, la compagnia laicale proprietaria della tavola stessa), alcune donne con i lineamenti poco definiti e rigorosamente divise dai quindici maschi: dei personaggi femminili sono distinguibili nove figure in bianco e in nero che sono sono da considerare religiose, l’unica figura femminile ben definita è quella dai “capelli fluenti” con in capo un diadema: potrebbe essere la moglie del Duca albanese (citato negli statuti della citata consorzia), e forse lo stesso Barnaba, implorante anche lui la sua parte di protezione contro il terribile male.
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Cosa successe alla primitiva immagine del Barnaba durante i secoli?
Annotiamo qui di seguito tre episodi significativi che coincidono con tre “fatti di cronaca cittadina”.
Nel 1502 la chiesa di Santa Maria dei Servi “ricevette una visita illustre”: il re di Francia, Luigi XII.
Fu ospite di Gian Luigi Fieschi, nel suo “mirabile” palazzo di via Lata; per sette giorni visitò molte chiese e palazzi di Genova, ma solo nella chiesa dei Servi compì la funzione caratteristica dei re di Francia (neanche nel Duomo o in altre chiese).
Questo fatto si spiega con la presenza, nella chiesa, della Consorzia dei Forestieri, ed in particolare della copiosa presenza di francesi.
Questa massiccia presenza è da far coincidere anche con motivazioni politiche, infatti negli anni che vanno dalla seconda metà del quattrocento - 1449 - alla prima metà del cinquecento - 1528 - la Repubblica di Genova si trova soggetta al “protettorato” francese. Fu talmente “oppressivo” l’assoggettamento ai francesi che, vent’anni dopo l’indipendenza, il governo genovese emanò - 16 luglio 1548 - un decreto con il quale si ordinava lo «sfratto dei forestieri disoccupati nel tempo di giorni tre».
Il 31 agosto il re «sul far de l’alba scese dalle alture» per venerare la Beata Vergine Maria nella chiesa dei Servi, chiamato dai confratelli “foresti” per dare prova delle virtù miracolose che il cielo concedeva ai re francesi: guarire infermi ed in particolare gli scrofolosi. Ciò avvenne ed ad ogni guarito il monarca donava una moneta.
In questa circostanza fu, affrettatamente, “restaurata la tavola”, che il fumo dei ceri e degli incensi, per oltre un secolo, ne aveva offuscato la bellezza primitiva: fu ridato l’oro e sul manto furono dipinti grossolanamente e di fretta undici gigli di Francia, probabilmente per «compier opera gradita al Re».
Durante la peste del 1532, il Senato della Repubblica, con a capo il “Serenissimo” Battista Spinola si recò ad implorare l’aiuto di Maria Addolorata per la cessazione del tremendo flagello.
Le cronache del tempo ci riferiscono che nella zona della chiesa dei Servi di Maria avvennero alcuni miracoli: in tutti i casi ai graziati comparve l’immagine sopra descritta.
I confratelli della Confraternita della Vergine dei Sette Dolori, sorta agli inizi del 1600, per manifestare la propria presenza all’interno della chiesa dei Servi, fecero dipingere sul petto della Madonna della Misericordia sette spade tolte poi con il restauro del 1952
E’ da notare come le dimensioni della tavola non sono quelle originali: evidentemente durante i secoli fu “ridimensionata”; attualmente misura cm. 148 in altezza e cm. 121 in larghezza: la tavola fu restaurata nel 1952 dalla soprintendenza locale. La tecnica “originale” usata è quella della tempera su tavola.
Attualmente è corredata da una cornice marmorea misurante cm. 178 in altezza e cm. 186 in larghezza.